I 26 GENI ANALIZZATI
In questo paragrafo vediamo quali sono i geni le cui varianti verranno individuate dal test nutrigenetico.
1. INTOLLERANZA AL LATTOSIO (gene LCT). Il LATTOSIO è lo zucchero del latte. Nel nostro organismo il lattosio viene digerito da un'enzima chiamato lattasi, presente nell'intestino tenue. Nella maggior parte degli individui, a partire dai 6 mesi di età, ossia dopo lo svezzamento, questo enzima comincia a diminuire la sua attività. La presenza di lattosio non digerito nell'intestino, che viene fermentato dalla flora batterica intestinale, è il responsabile di quei disturbi conseguente all'ingestione di alimenti contenenti questo zucchero quali diarrea, gonfiore, flautolenza e crampi addominali. Questa forma di intolleranza è definita "primaria". In Europa esiste una variante genica che comporta il perdurare dell'attività dell'enzima con la crescita. La presenza di questa variante aggiunta ad un "Breath test" positivo per il lattosio, indurrà lo specialista ad indagare per altre forme "secondarie" di intolleranza al lattosio (es. celiachia, malattie intestinali ecc.). Il solo "Breath test" per il lattosio, infatti, non è in grado di distinguere tra intolleranza primaria o secondaria.
2. PREDISPOSIZIONE ALLA CELIACHIA (6 geni DQx).Alcuni geni che codificano per le proteine coinvolte nella risposta del sistema immunitario ad agenti estranei sono anche coinvolti nel meccanismo che determina l'insorgere della celiachia. Questa è una particolare forma di intolleranza permanente alla gliadina , una frazione proteica del grano, orzo e altri cerali. La presenza dei geni HLA-DQ2 e DQ8 predispone a questa intolleranza. La positività, quindi, non determina una diagnosi di malattia e quindi la necessità di escludere il glutine dalla dieta, ma solo una probabilità più alta rispetto alla popolazione generale. I risultati del test sono importanti per orientare lo specialista nel definire esami utili per il suo stato di salute.
3. METABOLISMO DEI LIPIDI (geni APOC3 e LPL). Recenti studi hanno evidenziato un'interazione tra questi geni e l'alimentazione. Varianti del gene APOC3 predispone all'aumento dei trigliceridi, mentre quelle del gene LPL altre all'aumento dei trigliceridi comportano un abbassamento del colesterolo "buono" HDL. In presenza di queste varianti, il nutrizionista modificherà in maniera opportuna la sua dieta.
4. SENSIBILITA' AGLI ZUCCHERI (geni ACE, PPARG, TCF2L7,ADRB2). Diversi studi scientifici hanno esaminato le relazioni tra geni ambiente e stile di vita, in merito al trasporto e al metabolismo del glucosio, alla glicemia e alla sensibilità all'insulina. I geni importanti emersi da questo studio sono stati inseriti nel test. Avendo un effetto additivo, essi permettono di calcolare un "punteggio gnetico" utile a modificare i livelli di carboidrati semplici e di fibre raccomandati per la sua dieta.
5. METABOLISMO VITAMINE del gruppo B (gene MTHFR). Il gene codifica per un'enzima coinvolto nel metabolismo e nell'utilizzo dell'acido folico e delle vitamine B6 e B12. Varianti di questo gene sono associati ad elevati livelli di omocisteina a causa di una bassa attività enzimatica. In questo caso si renderà utile un'integrazione della dieta di acido folico e vitamine B6 e B12 .
6. METABOLISMO VITAMINA D (gene VDR). Il gene VDR codifica per il recettore della vitamina D che influenza la produzione di diverse proteine, incluse alcune coinvolte nell'utilizzo del calcio. Variazioni della dieta e dello stile di vita riguardo alla quantità di vitamina D, calcio ed assunzione di caffeina possono compensare la presenza di varianti che influenzano l'assorbimento del calcio e la struttura ossea.
7. DETOSSIFICAZIONE (geni CYP1A2, GSTM1 e GSTT1). Varianti geniche associate a questi geni riducono le capacità di detossificazione del nostro organismo. In questo caso saranno utili modificazioni della dieta ed integratori per compensare tali deficienze.
8. STRESS OSSIDATIVO (gene SOD2). Questo enzima difende le cellule dai radicali liberi, ma una diminuzione dell'attività dovuta a varianti geniche predispongono ad alcune condizioni patologiche e all'invecchiamento. In questo caso sono importanti un'aumento nella dieta di cibi antiossidanti ed un'integrazione di vitamine A, C ed E ai livelli raccomandati.
9. INFIAMMAZIONE GENERALE (geni IL-6 e TNF). Questi due geni codificano per citochine pro-infiammatorie, coinvolte nella regolazione del sistema immunitario. Polimorfismi presenti in questi geni, influenzano la quantità di citochine prodotte. La presenza di queste varianti può essere compensata con modifiche della dieta e assunzione di integratori di omega-3 alle dosi consigliate.
10. SENSIBILITA' al SALE (gene ACE). Il gene codifica per un'enzima che gioca un ruolo chiave nel mantenimento dell'omeostasi cardiovascolare poichè regola sia la vasocostrizione che la vasodilatazione. Polimorfismi che riducono l'attività enzimatica sono associati alla sensibilità al sale presente nella dieta. In questi caso è utile una variazione della dieta con accorgimenti che portano ad una dimunuzione della quantità totale di sale assunto.
11. SENSIBILITA' ALL'ALCOL (gene ADH1C). Questo enzima metabolizza l'alcol producendo acetaldeide, un composto tossico responsabile di alcuni effetti negativi dell'eccessivo consumo di alcol. Varianti geniche che ne diminuscono l'attività enzimatica hanno un effetto positivo sui livelli di colesterolo.
12. SENSIBILITA' ALLA CAFFEINA (gene CYP1A2 e gene VDR). Il gene CYP1A2 codifica per un'enzima coinvolto nel metabolismo della caffeina. Varianti di questo gene possono metabolizzare la caffeina più lentamente o velocemente. Studi scientifici hanno mostrato un'interazione con il recettore della vitamina D (VDR) che potrebbero influenzare l'effetto della caffeina sulla densitò minerale ossea. In caso di presenza di tali varianti occorre limitare il consumo di caffeina.
Come vedete, il test nutrigenetico, vi permetterà di modificare la propria dieta con piccoli accorgimenti, che valgono solo per voi perchè si basano sul vostro DNA e che vi aiuteranno ad ottenere un migliore stato di benessere
Dott.ssa Ilaria De Maria - P. IVA 11323661006
1. INTOLLERANZA AL LATTOSIO (gene LCT). Il LATTOSIO è lo zucchero del latte. Nel nostro organismo il lattosio viene digerito da un'enzima chiamato lattasi, presente nell'intestino tenue. Nella maggior parte degli individui, a partire dai 6 mesi di età, ossia dopo lo svezzamento, questo enzima comincia a diminuire la sua attività. La presenza di lattosio non digerito nell'intestino, che viene fermentato dalla flora batterica intestinale, è il responsabile di quei disturbi conseguente all'ingestione di alimenti contenenti questo zucchero quali diarrea, gonfiore, flautolenza e crampi addominali. Questa forma di intolleranza è definita "primaria". In Europa esiste una variante genica che comporta il perdurare dell'attività dell'enzima con la crescita. La presenza di questa variante aggiunta ad un "Breath test" positivo per il lattosio, indurrà lo specialista ad indagare per altre forme "secondarie" di intolleranza al lattosio (es. celiachia, malattie intestinali ecc.). Il solo "Breath test" per il lattosio, infatti, non è in grado di distinguere tra intolleranza primaria o secondaria.
2. PREDISPOSIZIONE ALLA CELIACHIA (6 geni DQx).Alcuni geni che codificano per le proteine coinvolte nella risposta del sistema immunitario ad agenti estranei sono anche coinvolti nel meccanismo che determina l'insorgere della celiachia. Questa è una particolare forma di intolleranza permanente alla gliadina , una frazione proteica del grano, orzo e altri cerali. La presenza dei geni HLA-DQ2 e DQ8 predispone a questa intolleranza. La positività, quindi, non determina una diagnosi di malattia e quindi la necessità di escludere il glutine dalla dieta, ma solo una probabilità più alta rispetto alla popolazione generale. I risultati del test sono importanti per orientare lo specialista nel definire esami utili per il suo stato di salute.
3. METABOLISMO DEI LIPIDI (geni APOC3 e LPL). Recenti studi hanno evidenziato un'interazione tra questi geni e l'alimentazione. Varianti del gene APOC3 predispone all'aumento dei trigliceridi, mentre quelle del gene LPL altre all'aumento dei trigliceridi comportano un abbassamento del colesterolo "buono" HDL. In presenza di queste varianti, il nutrizionista modificherà in maniera opportuna la sua dieta.
4. SENSIBILITA' AGLI ZUCCHERI (geni ACE, PPARG, TCF2L7,ADRB2). Diversi studi scientifici hanno esaminato le relazioni tra geni ambiente e stile di vita, in merito al trasporto e al metabolismo del glucosio, alla glicemia e alla sensibilità all'insulina. I geni importanti emersi da questo studio sono stati inseriti nel test. Avendo un effetto additivo, essi permettono di calcolare un "punteggio gnetico" utile a modificare i livelli di carboidrati semplici e di fibre raccomandati per la sua dieta.
5. METABOLISMO VITAMINE del gruppo B (gene MTHFR). Il gene codifica per un'enzima coinvolto nel metabolismo e nell'utilizzo dell'acido folico e delle vitamine B6 e B12. Varianti di questo gene sono associati ad elevati livelli di omocisteina a causa di una bassa attività enzimatica. In questo caso si renderà utile un'integrazione della dieta di acido folico e vitamine B6 e B12 .
6. METABOLISMO VITAMINA D (gene VDR). Il gene VDR codifica per il recettore della vitamina D che influenza la produzione di diverse proteine, incluse alcune coinvolte nell'utilizzo del calcio. Variazioni della dieta e dello stile di vita riguardo alla quantità di vitamina D, calcio ed assunzione di caffeina possono compensare la presenza di varianti che influenzano l'assorbimento del calcio e la struttura ossea.
7. DETOSSIFICAZIONE (geni CYP1A2, GSTM1 e GSTT1). Varianti geniche associate a questi geni riducono le capacità di detossificazione del nostro organismo. In questo caso saranno utili modificazioni della dieta ed integratori per compensare tali deficienze.
8. STRESS OSSIDATIVO (gene SOD2). Questo enzima difende le cellule dai radicali liberi, ma una diminuzione dell'attività dovuta a varianti geniche predispongono ad alcune condizioni patologiche e all'invecchiamento. In questo caso sono importanti un'aumento nella dieta di cibi antiossidanti ed un'integrazione di vitamine A, C ed E ai livelli raccomandati.
9. INFIAMMAZIONE GENERALE (geni IL-6 e TNF). Questi due geni codificano per citochine pro-infiammatorie, coinvolte nella regolazione del sistema immunitario. Polimorfismi presenti in questi geni, influenzano la quantità di citochine prodotte. La presenza di queste varianti può essere compensata con modifiche della dieta e assunzione di integratori di omega-3 alle dosi consigliate.
10. SENSIBILITA' al SALE (gene ACE). Il gene codifica per un'enzima che gioca un ruolo chiave nel mantenimento dell'omeostasi cardiovascolare poichè regola sia la vasocostrizione che la vasodilatazione. Polimorfismi che riducono l'attività enzimatica sono associati alla sensibilità al sale presente nella dieta. In questi caso è utile una variazione della dieta con accorgimenti che portano ad una dimunuzione della quantità totale di sale assunto.
11. SENSIBILITA' ALL'ALCOL (gene ADH1C). Questo enzima metabolizza l'alcol producendo acetaldeide, un composto tossico responsabile di alcuni effetti negativi dell'eccessivo consumo di alcol. Varianti geniche che ne diminuscono l'attività enzimatica hanno un effetto positivo sui livelli di colesterolo.
12. SENSIBILITA' ALLA CAFFEINA (gene CYP1A2 e gene VDR). Il gene CYP1A2 codifica per un'enzima coinvolto nel metabolismo della caffeina. Varianti di questo gene possono metabolizzare la caffeina più lentamente o velocemente. Studi scientifici hanno mostrato un'interazione con il recettore della vitamina D (VDR) che potrebbero influenzare l'effetto della caffeina sulla densitò minerale ossea. In caso di presenza di tali varianti occorre limitare il consumo di caffeina.
Come vedete, il test nutrigenetico, vi permetterà di modificare la propria dieta con piccoli accorgimenti, che valgono solo per voi perchè si basano sul vostro DNA e che vi aiuteranno ad ottenere un migliore stato di benessere
Dott.ssa Ilaria De Maria - P. IVA 11323661006